L’autonomia differenziata è un tema complesso che suscita grande dibattito in Italia, soprattutto per le sue potenziali implicazioni sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN). In sostanza, permette a singole regioni di ottenere maggiori competenze legislative e amministrative in specifiche materie, tra cui la sanità. Questo significa che le regioni potrebbero avere la facoltà di gestire autonomamente il proprio sistema sanitario, con possibili ricadute sull’uniformità e l’universalità del diritto alla salute in tutto il Paese.
Per comprendere appieno la questione, è fondamentale partire dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione, introdotto con la riforma del Titolo V nel 2001. Questa norma consente alle regioni ordinarie di richiedere “ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia” in determinate materie, tra cui la sanità. La procedura prevede un’intesa tra lo Stato e la regione richiedente, seguita da una legge approvata a maggioranza assoluta dalle Camere.
Ma quali sono i potenziali rischi e benefici dell’autonomia differenziata in ambito sanitario?
Rischi:
- Aumento delle disuguaglianze tra regioni: le regioni con maggiore capacità fiscale potrebbero offrire servizi sanitari più efficienti e completi rispetto a quelle con minori risorse, creando disparità nell’accesso alle cure e compromettendo il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 32 della Costituzione.
- Difficoltà nel garantire i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA): la legge 86/2024, che disciplina l’autonomia differenziata, subordina il trasferimento delle funzioni alla determinazione dei LEA, ma non è chiaro come si garantirà l’uniformità e l’adeguatezza dei servizi su tutto il territorio nazionale. La Corte Costituzionale, nella sentenza 192/2024, ha sottolineato l’importanza di determinare i LEA in modo uniforme e di garantire un finanziamento adeguato.
- Frammentazione del SSN: la gestione autonoma della sanità da parte delle regioni potrebbe portare a una frammentazione del SSN, con sistemi sanitari regionali diversi e difficoltà nel coordinamento e nella mobilità dei pazienti.
- Difficoltà nella gestione delle emergenze sanitarie: Una pandemia come quella del COVID-19 ha dimostrato la necessità di un coordinamento nazionale per fronteggiare efficacemente le emergenze sanitarie. L’autonomia differenziata potrebbe complicare la gestione di future crisi.
Benefici:
- Maggiore efficienza e adattamento ai bisogni locali: la gestione più vicina ai cittadini potrebbe portare a un sistema sanitario più efficiente, capace di rispondere meglio alle esigenze specifiche dei territori.
- Sperimentazione di nuovi modelli organizzativi: l’autonomia differenziata potrebbe favorire la sperimentazione di nuovi modelli organizzativi e gestionali nella sanità, con l’obiettivo di migliorare la qualità dei servizi.
- Maggiore responsabilizzazione delle regioni: la gestione autonoma della sanità potrebbe incentivare le regioni a una maggiore responsabilizzazione nell’utilizzo delle risorse e nell’erogazione dei servizi.
La Corte Costituzionale, nella sentenza 192/2024, ha dichiarato l’illegittimità costituzionale di alcune parti della legge 86/2024, sottolineando che il trasferimento di competenze alle regioni deve essere giustificato dal principio di sussidiarietà e deve riguardare specifiche funzioni e non intere materie.
La Corte ha inoltre ribadito l’importanza della determinazione dei LEA come condizione imprescindibile per garantire l’uniformità del diritto alla salute su tutto il territorio nazionale.
Cos’è il principio di sussidiarietà
Il principio di sussidiarietà è un principio fondamentale che regola la ripartizione delle competenze legislative e amministrative tra i diversi livelli di governo. In sostanza, stabilisce che le decisioni debbano essere prese al livello di governo più vicino ai cittadini, a meno che non sia più efficiente o efficace affidarle a un livello superiore.
Il principio di sussidiarietà è un concetto chiave nel dibattito sull’autonomia differenziata. In sostanza, afferma che le decisioni politiche e amministrative dovrebbero essere prese al livello più vicino possibile ai cittadini. Questo significa che se un compito può essere svolto efficacemente da un ente locale (comune, provincia, regione), allora non dovrebbe essere gestito da un ente superiore (lo Stato).
Nel contesto dell’autonomia differenziata, il principio di sussidiarietà viene utilizzato per giustificare il trasferimento di maggiori poteri decisionali dallo Stato alle Regioni. L’idea è che le Regioni, essendo più vicine ai cittadini e al territorio, siano in grado di gestire alcune materie in modo più efficiente e rispondente alle esigenze specifiche delle loro comunità.
La Corte Costituzionale, nella sentenza 192/2024, analizza il principio di sussidiarietà in relazione all’autonomia differenziata. Il principio di sussidiarietà, come definito dalla Corte, è fondamentale per garantire l’unità nazionale e la coesione sociale in un contesto di autonomia regionale.
Sussidiarietà verticale
- Come funziona: Si tratta di un principio di ripartizione delle competenze tra i diversi livelli di governo. In pratica, le decisioni e le funzioni amministrative devono essere svolte dall’ente più vicino al cittadino (comune, provincia, regione) e solo se questo non è in grado di farlo efficacemente, si passa al livello superiore (Stato).
- Immagine: Visualizza una piramide con alla base i Comuni e al vertice lo Stato. Le competenze “scendono” lungo la piramide solo quando necessario.
- Esempio: La gestione dei rifiuti urbani è generalmente affidata ai Comuni, ma se un Comune non ha le risorse per gestire un impianto di smaltimento, può rivolgersi alla Provincia o alla Regione.
La sussidiarietà verticale riguarda la ripartizione delle competenze tra lo Stato e le Regioni, o tra lo Stato e i singoli enti locali. L’articolo 118 della Costituzione italiana stabilisce che le funzioni amministrative siano attribuite ai Comuni, salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni o Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione e adeguatezza.
- Principio di differenziazione: il conferimento delle funzioni deve avvenire in modo ragionevole, disciplinando in modo eguale situazioni eguali e in modo differente situazioni differenti.
- Principio di adeguatezza: il livello di governo individuato dalla legge deve essere in grado (e cioè capace, idoneo) di gestire quella funzione, dovendosi altrimenti affidare la funzione a un livello di governo più adeguato.
Sussidiarietà orizzontale
- Come funziona: In questo caso, lo Stato e gli enti pubblici favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini e delle formazioni sociali (associazioni, cooperative, ecc.) nel perseguimento di interessi collettivi. Invece di intervenire direttamente, lo Stato “si fa da parte” e lascia spazio all’azione dei cittadini.
- Immagine: Immagina un cerchio dove Stato e cittadini collaborano alla pari per il bene comune.
- Esempio: Un gruppo di cittadini si organizza per riqualificare un parco pubblico abbandonato. Lo Stato, anziché intervenire direttamente, può fornire supporto logistico o finanziario all’iniziativa.
La sussidiarietà orizzontale riguarda la ripartizione delle competenze tra lo Stato e i cittadini o le loro formazioni sociali. In questo caso, lo Stato dovrebbe intervenire solo quando i cittadini o le loro organizzazioni non sono in grado di svolgere autonomamente determinate attività.
Il principio di sussidiarietà si declina in due forme: verticale e orizzontale. Entrambe puntano a favorire l’efficienza e la partecipazione dei cittadini nella gestione della cosa pubblica, ma lo fanno in modi diversi.
In sintesi:
- Verticale: ripartizione di competenze tra enti pubblici a diversi livelli.
- Orizzontale: collaborazione tra Stato e cittadini.
Entrambe le forme di sussidiarietà sono importanti per una buona governance e per promuovere la partecipazione attiva dei cittadini alla vita pubblica.
Applicazione del principio di sussidiarietà all’autonomia differenziata
In relazione all’autonomia differenziata, il principio di sussidiarietà assume un ruolo cruciale. La Corte Costituzionale ha stabilito che il trasferimento di ulteriori forme di autonomia alle Regioni deve essere giustificato da un’attenta valutazione dell’adeguatezza del livello regionale rispetto a quello statale per l’esercizio di specifiche funzioni. Non si possono trasferire intere materie, ma solo specifiche funzioni, e la scelta deve essere motivata da un’idonea istruttoria che dimostri i vantaggi in termini di efficienza, efficacia, equità e responsabilità.
La Corte ha inoltre sottolineato che il principio di sussidiarietà deve essere applicato anche al finanziamento delle funzioni trasferite. Le risorse devono essere commisurate ai costi standard delle funzioni, valutati in base a criteri di efficienza.
In sintesi, il principio di sussidiarietà è un principio cardine del sistema costituzionale italiano che mira a garantire l’esercizio delle funzioni pubbliche al livello di governo più adeguato, in un’ottica di efficienza, efficacia ed equità. Nell’ambito dell’autonomia differenziata, il principio di sussidiarietà assume un’importanza fondamentale per garantire che il trasferimento di competenze alle Regioni non comprometta l’unità nazionale e la coesione sociale.